23 dicembre 2010

La magia del Natale è andata


C'era una volta una bambina di nome Gaia, la cui festa preferita era il Natale.
Amava l'atmosfera, l'attesa, la luce calda delle candele, su tutte la Berta, la grassa e vecchia candela rossa e verde che dominava la tavola della zia la sera di Vigilia, il Babbo Natale finto che "non dirlo ai cuginetti più piccoli che te sei grande e hai la responsabilità di mantenere il segreto", le pantagrueliche cene coi parenti, i crostini neri, i tortellini in brodo, le tombolate e il babbo che ogni hanno comincia gridando "unino" appena copre il primo numero, la Messa di Mezzanotte con la mamma che si rifiuta di andare, ma alla fine si lascia convincere dagli altri parenti, lo zio e i cugini che chiedono "Gaiottela, come stai?".

Amava le farfalle allo stomaco che svolazzavano nell'attesa prima del 24, poi di vedere i cugini e gli zii, poi di Babbo Natale.

Amava essere svegliata il 25 mattina col bacio della mamma e del babbo che venivano ad alzare lei e il fratello che dormiva nel letto accanto, le colazioni col pandoro, le tovaglie rosse di carta, l'albero di Natale con le lucine lampeggianti, i gatti che rosicchiavano tutti i pacchetti e i nastri colorati, le strade semideserte il giorno dopo, l'aria di magia che permaneva per tutta la durata di quei 2 giorni di attesa e amore.

Adesso, a 25 anni, Gaia ha il Grinch come avatar su FB e riesce solo a pensare all'orgia consumistica che viene messa in atto nel mese di dicembre con intensità maggiore rispetto al resto dell'anno, all'ipocrisia di dover essere per forza buoni e amabili, anche con quelle persone con cui s'intrattengono rapporti due volte l'anno, se va bene.

Oggi, arrivata al suo venticinquesimo Natale, Gaia si rende conto di essere invecchiata, perché non riesce più a vedere la magia del Natale e invece vorrebbe tanto tornare a farlo.

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