22 settembre 2009

Altrove

Cosa ci spinge a partire?
Perché si desidera non tanto “essere”, ma “andare” altrove?
Volevo fare un video per cercare di spiegarMI il bisogno che sento di viaggiare, che più che un bisogno è una spinta dal di dentro, qualcosa che mi rende inquieta e mi strattona, anche quando me ne sto tranquilla e serena.
Me lo stavo appunto domandando ed è così che mi sono resa conto che non lo so spiegare…

In una certa misura ci rientrerà sicuramente anche la fuga: da casa, da alcune responsabilità, dai ruoli impostimi e autoimposti, dalle aspettative degli altri che continuano ad essere (lo sono sempre state) la mia pietra di Sisifo… e perché no, la fuga anche da me, anche se lo so perfettamente che “da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx”.
Però questo è solo l’incipit, il romanzo dove sta?

Non è nemmeno frustrazione, perché a casa mia, nella mia città, con la mia famiglia e i miei amici, io tutto sommato ci sto bene. Non è lo schifo di quello che c’è “qua” a farmi desiderare quello che sta “là”.
L’unica cosa che riesco ad avere più o meno chiara è che mi entusiasmano i nuovi progetti, mi entusiasma conoscere cose e persone nuove, amo il cambiamento, anche se poi in certi casi lo odio, come tutti i grandi amori che si rispettino.

Altrove è sinonimo di nuovo, di novità, di freschezza.
Altrove è un nuovo inizio, uno scrigno di nuove possibilità neutre, che non si sa se si riveleranno positive o negative, anche se alla fine è lo stesso, perché è l’esperienza che mi affascina, è quella il mio obiettivo.
La conoscenza.
E dicendo questo mi sento schifosamente somigliante a quell’Odisseo cantato da Omero e che io ho sempre odiato con tutto il fegato, non tanto perché mi obbligavano a studiarlo in greco, quanto perché l’ho sempre reputato un vergognoso ingrato, un incontentabile che disprezzava tutto ciò che di bello già aveva e lo buttava al vento senza pensarci un attimo.
Uno scandaloso egoista.
Eppure eccomi qui a pensare pensieri che si rispecchiano fedelmente in tutti i libri di critica dell’Odissea.
Che rabbia.

Tralasciando i miei personali problemi col signor Odisseo, mi è però venuta la curiosità di sapere come gli altri vivano questo sentimento, la voglia di partire, di andare altrove, di emigrare: voi, come ve la spiegate? Cos’è che vi fa desiderare di abbandonare la vostra casa, la vostra sicurezza, l’innegabilmente comoda quotidianità costruita e condivisa in anni per posti nei quali non sapete nemmeno se starete bene, se sarete felici o se ne sarà valsa la pena?

Cos’è che vi attira verso l'Altrove?


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