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04 dicembre 2007

La Grammatica di Dio - Post2


In un post precedente vi avevo già consigliato di comprarvi l'ultimo libro di Stefano Benni: adesso che l'ho letto, ne sono ancora più convinta.

Prendetevi un po' di tempo per immergervi nel suo mondo fantastico, come in un libro di fiabe popolato da mostri e creature strane, ubriacatevi delle sue parole vorticose, violente, affilate, perspicaci, veritiere, profetiche, centrate... Prendetevi un po' di tempo per calarvi nella solitudine dei suoi protagonisti, seguendo le orme di vite intricate, di sentimenti a chiocciola.

Mettetevi di fronte a quello specchio che volete evitare. Leggete "La Grammatica di Dio" e ditemi se non vi sembra di aver già vissuto qualcuna delle pagine.

Io, ad un certo punto, mi sono ritrovata qui:

"Fuori la città è grigia la piazza vuota la chiesa blindata da una cancellata, non puoi più sederti sui gradini, Dio forse gira con un giubbotto antiproiettile, pensa Alice. E pensa che forse stasera le toccherà di dormire in stazione, non ce la farà a resistere ancora con quel freddo, non ce la farà ad andare avanti, ma che cazzo mi parlate di coraggio e grinta e dignità, sono solo un metro e sessantadue per quarantasette chili, come posso reggere lo scricchiolio del mondo e le grida dei morti e il rock finto e il gelo e la fame, i trichechi mangiaostriche e i pusher caritatevoli…
Non ho fatto il Sessantotto il Settantasette e magari non farò neanche il Duemilaotto.
Ho bisogno di un angelo.
Se no, non so come fare.
Non la do a nessuno, non prendo roba, non mi metto a urlare in mezzo alla strada, semplicemente vado in stazione e aspetto un treno.
O ci salgo sopra, o ci vado sotto.
Ma cosa dici, Alice.
Preni un fungo che ti fa crescere o uno che ti fa rimpicciolire."

(Dal racconto: "Alice")

Qua sotto potete trovare il file .mp3 della presentazione del libro su Fahrenheit, un programma radiofonico di Rai Radio3, con intervsta a Stefano Benni:



05 agosto 2007

Muhammad Yunus - Il banchiere dei poveri


Immagine di Il banchiere dei poveri

Un libro illuminante che mi ha fatto capire come libero mercato e obiettivi sociali non siano necessariamente inconciliabili, una prospettiva nuova a cui non avevo mai pensato e che mi ha affascinato.

La rivoluzione del microcredito e del business sociale.

"Proviamo a immaginare che un imprenditore, invece di avere una singola fonte di motivazione (come può essere massimizzare il profitto), adesso ne abbia due, che si escludono a vicenda, ma ugualmente impellenti: a) la massimizzazione del profitto e b) fare del bene alla gente e al mondo.

Entrambi i tipi di motivazione condurranno ad un distinto tipo di affari. Chiamiamo il primo genere di attività business di massimizzazione del profitto, e il secondo genere di attività business sociale.

Il business sociale sarà un nuovo tipo di attività introdotto nel mercato con l'obiettivo di fare una differenza nel mondo. Gli investitori in business sociale potranno riavere indietro i loro investimenti, ma non prenderanno alcun dividendo dalla compagnia. Il profitto verrebbe reinvestito nell'azienda per espandersi e migliorare la qualità del suo prodotto o servizio. Un'impresa di questo genere sarà senza perdita e senza dividendi".

(Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri)