17 novembre 2012

Il DOPO

Cosa ha studiato Gaia?
Cooperazione e Sviluppo.
Ah... E che ci fa, poi?
Vuole lavorare in una ONG.
E cosa sta facendo attualmente?
Servizio Civile in Perú
Sì, ma dopo cosa pensa di fare? ...

C'è sempre un dopo: dopo le superiori, dopo la laurea, dopo l'Erasmus, dopo il Master, dopo il Servizio Civile...

Anche per me è sempre stato così: ho sempre pianificato tutto, pensando con angoscia a questo DOPO  sospeso sulla mia vita come la spada di Damocle, che gettava ombra su tutto ciò che di bello e positivo poteva capitarmi nel presente.

Ma giunse il momento della liberazione: l'erasmus mi ha travolto e Bilbao è stato il campo di battaglia dove ho conquistato la consapevolezza che esistono altri percorsi di vita oltre a quello a cui ci abituano ad aspirare fin dalla culla: devi studiare, laurearti, trovare un lavoro sicuro per attivare un mutuo trentennale col quale comprarti la casa dove vivrai fino alla fine dei tuoi giorni con la famiglia che ti sarai fatto (che, per carità, non è sbagliato, ma nemmeno l'unico modello possibile).

Lontano dall'Italia, ho conosciuto persone molto diverse da me e fra di loro, con storie, progetti di vita, ideali e desideri altrettanto variegati. Persone belle, affascinanti, divertenti, pazze, creative, assetate di vita, d'amore, di nuovo... E certo, ne ho conosciute anche di pessime, dannose, avvilenti, offensive, urticanti, dolorose... ma sempre utili, a loro modo.

Grazie agli incontri e alle esperienze che ho cominciato a collezionare, ho scoperto che amavo viaggiare, conoscere posti e persone sempre nuovi, che mi arricchivo di giorno in giorno, di ora in ora e, cosa più scioccante di tutte, che non volevo tornare.

È stata una rivelazione. E una liberazione.

Ho capito che non dovevo essere necessariamente una freccia sparata a velocità supersonica contro un bersaglio, che non succedeva niente di male se non colpivo il centro, che poteva essere bello godersi il percorso a passo d'uomo, che non serviva (e non era possibile) sapere o avere un'idea definita e definitiva su tutto, ma che "...se invece smarrisci la rotta, il mondo è lì tutto per te".

Molto meglio di me l'aveva già spiegato Sir Kenneth Robinson:

Vedete, anche nell’istruzione ci sono idee che imbrigliano. Vi faccio un paio di esempi. Una di queste è l’idea di linearità, si comincia qui e si prosegue su un percorso prefissato e se fai tutto giusto finirai sistemato per il resto della tua vita. Tutti quelli che hanno parlato a TED ci hanno implicitamente, e qualche volta esplicitamente, raccontato un'altra storia, cioè che la vita non è lineare ma organica. Creiamo le nostre vite simbioticamente mentre esploriamo i nostri talenti, in relazione alle circostanze che essi hanno contribuito a creare. Ma siamo diventati ossessionati da questa storia della linearità.




Sempre come dice Ken: 
Il grande problema delle riforme o delle trasformazioni è la tirannia del senso comune, quando la gente pensa, “Beh, non si può fare in altro modo perché è così che si fa.” [...]

Per questo, ogni volta che ho scelto di fare quello che ero, le reazioni sono state sempre più o meno queste: 

  • L'ignorante, nel senso che ignora cosa tu stia facendo e perché, perciò ti categorizza nella lista "comportamenti insensati" e passa oltre: "In Perú?? A facce che?!", "Hai studiato cooperazione? E che hai intenzione di fare dopo?".
  • L'invidioso, quello che "ah, ma anche mi@ figli@ vuole andare all'estero, eh! Infatti a Capodanno va a Londra insieme al/alla fidanzat@" (come se poi andare all'estero fosse una medaglia al valore o una esperienza a cui tutti sono inclini...).
  • L'entusiasta (netta minoranza), che capendo ciò che realmente significa per te quel percorso di studi, quella carriera lavorativa o quel periodo all'estero, sono quasi più felici di te. 

È difficile spiegare a parenti, amici e conoscenti perché decidi di rinunciare agli agi di casa tua per preferire realtà quantomeno "complicate", difficile spiegare che no, non vai a fare volontariato e che sì, sei pagata, che sì, SORPRESA!, è proprio un lavoro. Difficile spiegare che tutto quello che vuoi è questo, anche se non diventerai mai ricca facendolo o anche se non ti guadagnerai un ruolo lavorativo socialmente riconosciuto, che lo vuoi semplicemente perché non è solo quello che vuoi fare, ma è quello che sei.

2 commenti:

ilariabu ha detto...

Gaia!!!
che bello sapere che hai trovato la tua strada... o meglio che hai la consapevolezza che la strada si costruisce ogni giorno
ti prendo come esempio e metto un mattoncino per volta sul mio cammino tutto in costruzione
vivere a volte mi sembra giocare alle lego :-)

Stima, sorella!!!

Unknown ha detto...

In realtà è molto meno romantico: è il "vivere alla cazzo di cane" :)

Non mi sembra ci sia molta altra scelta, d'altra parte, soprattutto in questo momento dove ci tocca andare dove c'è lavoro e prenderti un po' quello che passa in convento.

A me vivere mi sembra un po' tipo shangai, mischiato con un po' di roulette russa...