08 luglio 2012

Ayacucho, Morada del Alma

Questo fine settimana ho viaggiato per Ayacucho: 11 ore scomodissime in un autobus che puzzava di piedi e il cui microclima era simile a quello di qualche girone infernale.

Sono arrivata abbastanza viva, collo e schiena a parte, ma le mie coinquiline non sono state altrettanto fortunate, per cui, più che la città, hanno visto la stanza dell'albergo.

Ayacucho deriva dal quechua: aya (anima) e k'uchu (dimora). Letteralmente significherebbe "dimora delle anime" o dei morti. Non si sa bene a quali morti si riferisca, le ipotesi sono varie.

Ayacucho è stata il centro politico-amministrativo dell'Impero Wari, una popolazione preincaica che raggiunse alti livelli di qualità nella produzione di ceramica, tessuti, metalli e pietra, tra il 1100 e il 1420 d.C.

La città è famosa per due eventi storici importanti: la Battaglia di Ayacucho e la nascita del movimento di Sendero Luminoso presso l'Università San Cristóbal de Huamanga.

Sabato mattina abbiamo visitato le Rovine Wari (un complesso archeologico immerso tra i cactus), la Pampa de Quinua (la spianata dove si è svolta la Battaglia di Ayacucho, considerata lo scontro decisivo che ha sancito definitivamente l'indipendenza del Perú e dell'America Latina dalla Spagna) e Quinua (un paesino vicino dove la maggior parte degli abitanti è artigiana e lavora la creta o tesse).

Questa è la piccola guida che ci ha istrionicamente spiegato com'è andata la battaglia e che, mentre rimontavo sul pulmino, mi ha salutato sbracciandosi da lontano e gridandomi "¡Hasta luego señorita, hasta luego!" (un altro di quei bambini che mi fanno innamorare, ho pensato):




Durante la gita, il colore del cielo mi ha sorpreso: abituata alla pancita de burro di Lima, quasi non ricordavo quanto potesse essere azzurro e luminoso. Il tempo ci ha decisamente accompagnato: durante il giorno ha fatto caldo e la finta primavera nella quale ci siamo ritrovate ci ha permesso di godere ripetutamente del muyuchi, un gelato di latte e noccioline il cui etimo viene dal quechua muyu (circolo) e dal suffisso chi (fare) e che letteralmente si traduce con "dale la vuelta" (giralo), riferendosi al modo in cui viene fatto: le signore che lo vendono nella piazza di Ayacucho, infatti, girano continuamente una terrina di alluminio dentro una tinozza piena di ghiaccio per fare addensare il gli ingredienti all'interno. 
Il fine settimana è stato rilassante, come doveva essere (a parte le mie povere coinquiline che agonizzavano a letto) e mi ha permesso di allontanarmi un po' dal grigio e dalla confusione di Lima, di imparare cose che non sapevo, di mangiare e di dormire molto, cose di cui avevo decisamente bisogno :)

Tra l'altro, anche a 'sto giro, sono riuscita a fare danni: ho conosciuto Yaku, un ragazzo di Iquitos che fabbrica e vende orecchini e collane nella Plaza de Armas di Ayacucho: come potete facilmente immaginare, mi sono sfondata di orecchini... Sono un caso patologico, lo so -__-'

Vi lascio alle foto, va':




P.S. Adoro i cactus ♥

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