16 settembre 2008

E-mail che fanno male


Apprendo questa notizia dal blog di Simone e la posto per intero qui sotto.
Informate più gente possibile di questa vergogna. Fatti del genere NON DEVONO accadere! Basta con le umiliazioni gratuite, basta con questo disamore e questa incomprensione generali! Siamo stufi! O perlomeno, IO SONO STUFA!

Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago

Mi chiamo Barbara  e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco   Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”


Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:
-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.

Firma.

(Black Cat)

2 commenti:

digito ergo sum ha detto...

ciao, arrivo qui da un gruppo (non ricordo quale) di FEISBUK. la storia CHE parli te ha fatto il giro della blogosfera, negli ultimi giorni. su questa cosa qua ho riflettuto. e non voglio seNbrare cinico. sono vicino alla madre e al biNbo, ci mancherebbe. questo fatto, MA PERÒ, è una fotografia tuttosommato puntuale di "come funzionano le cose". i fotografi nient'altro sono che la metafora con cui il tessuto sociale si presenta agli occhi del passante accorto. niente di più, niente di meno. e non mi va neppure di fare filosofia da osteria. vi è solo da considerare che queste cose, non me ne voglia nessuno, fanno solo "bene". perché spesso ci si indigna, ma mai si reagisce. ci fosse il premio nobel per l'indignazione, lo avremmo vinto tutti 10 volte almeno. è ora di imbracciare "i fucili" e dire basta. fare sentire la voce. non siamo diversi dai neri del sudafrica. una maggioranza schiacciata. la mia paura è che anche queste atrocità cadranno nel vuoto, perché nel nostro modello comportamentale (sono svizzero, ma le nostre culture, da questo punto di vista, sono sorelle gemelle e siamesi) prima si imbracciano i fucili e poi, come seNpre, prevale il "buonsenso". ma il buonsenso non è, per forza di cose, sollevare un polverone eppoi dimenticare. anche la risposta del supermercato è abberrante... non si rivolge al figlio, né alla madre ma alla clientela. che, se ci si pensa, il sangue si ferma lì, pronto a vomitarsi addosso.

occhei, sono andato lunghino, ti auguro in ogni caso, e di cuore, una splendida giornata.

Unknown ha detto...

Nel mio piccolo, questo è l'unico modo che ho per oppormi a queste cose, oltre a non mettere mai più piede in un Carrefour (nel quale non sono mai entrata, per la verità...)

E' giusto reagire (anche se "imbracciare i fucili" mi suona un po' troppo leghista), ma la domanda tragica è sempre la stessa: contro chi?

E' una situazione complicata.